2008 - Storia e architettura Santa Maria della Misericordia  -  Correggio

La chiesa di Santa Maria della Misericordia è inserita nel tessuto urbano del centro storico di Correggio.
Se si cammina sotto i portici, che caratterizzano gli assi principali del borgo antico, la chiesa si percepisce appena grazie al decoro delle volte a crociera del porticato stesso.



Il suo volume è collocato in angolo tra via Borgo Vecchio ( ), quasi parallela a corso Mazzini, e via Santa Maria ( ), laterale del corso.

E’ dall’incrocio di queste due strade che si può meglio ammirare la chiesa con le sue facciate, specchio di una evoluzione architettonica e decorativa che è proseguita nel tempo.

La chiesa fa parte di una diffusa presenza di edifici religiosi distribuiti nel centro emiliano, che un tempo erano collocati sia dentro, che fuori le mura della cittadina.





La complessità architettonica di Santa Maria della Misericordia e la completa mancanza di documenti antecedenti al XV secolo, ci impongono la massima accortezza nello sviluppare ipotesi ricostruttive dei primi secoli di vita del tempio mariano.
Santa Maria è certamente la più antica chiesa correggese dedicata alla Vergine. Era annessa ad un ospitale dove i membri della confraternita operava. La prima testimonianza che ne documenta l’esistenza è contenuta nella cronaca della visita pastorale, compiuta l’8 luglio 1439, dal vicario generale della diocesi Francesco Fogliani1. Sfortunatamente il documento non si sofferma a descrivere l’oratorio, né fornisce un elenco degli altari presenti nella chiesa, ma si limita a riportare la dedicazione della cappella maggiore alla Madonna della Misericordia.
Se si studiano le tracce murarie, ancor oggi presenti in più parti della chiesa e dell’ospedale retrostante, è possibile immaginare che il primitivo oratorio avesse un diverso orientamento rispetto all’attuale. Infatti, stando alle norme liturgiche in vigore fino alla metà del Cinquecento, tutti gli edifici religiosi dovevano avere l’abside ad oriente. Questa ipotesi porterebbe ad un rovesciamento delle parti della chiesa rispetto all’attuale conformazione, con l’antica abside posta in corrispondenza del portico e la facciata rivolta verso ovest. Probabilmente si trattava di un oratorio di dimensioni modeste, con un'unica navata e un solo altare.
Sul finire del Trecento, Correggio fu cinta di nuove fortificazioni che inglobarono il Borgovecchio all’interno del nucleo urbano. L’apertura di Porta di Santa Maria, posta a pochi metri dall’ospitale, sviluppò una nuova direttrice (nord-sud) che riorganizzò l’intero quartiere, spostandone il baricentro nel punto d’intersezione fra le due vie. Il Borgovecchio vide così nascere la sua “piazza” sul lato settentrionale di Santa Maria.
Questo nuovo assetto urbano determinò notevoli trasformazioni alla chiesa: fu aperto un ingresso sul fianco nord in corrispondenza della piazzetta e furono ridefiniti tutti i prospetti. Osservando il lato settentrionale della chiesa in corrispondenza dell’ultima campata, a seguito del distacco dell’intonaco esterno, in questi ultimi anni sono riemerse le tracce di una porta murata e gli sguinci di una finestra tardo gotica a conferma di questo nuovo assetto.
A partire dal 1490, tutto il complesso fu interessato da diversi cantieri che portarono all’ampliamento dell’ospitale e alla costruzione di una nuova chiesa, in grado di accogliere i numerosi fedeli che giornalmente vi si recavano per pregare. I lavori dovettero procedere molto celermente e la fabbrica della nuova chiesa risultare a buon punto, tanto da consentire al Vescovo di Reggio, Mons. Bonfrancesco Arlotti, di consacrarla il 3 ottobre dell’anno successivo.
Probabilmente, visti i tempi molto ristretti, non si trattò della ricostruzione ex-novo di tutta la chiesa, ma piuttosto dell’ampliamento dell’antico edificio. Furono rafforzate tutte le murature perimetrali, rifatta la copertura e orientato l’edificio verso ponente, collocando così la nuova facciata su via Santa Maria. Per conferire maggiore stabilità alla chiesa, il lato settentrionale fu in più parti riedificato inserendo, nei punti dove il terreno era più cedevole, robusti archi di scarico.
I lavori proseguirono fino al 1494, quando i confratelli acquistarono quattro colonne di marmo per sostenere il porticato della nuova facciata2, completato l’anno seguente insieme al selciato. Il portico, a tre fornici, era coperto da un semplice tetto in coppi spiovente verso la strada; la facciata, arretrata di alcuni metri rispetto l’allineamento del caseggiato, era a “capanna” sormontata da un timpano triangolare con guglie3.


Nel 1501 fu costruita la una nuova sagrestia, ricavata dietro l’altare maggiore, mentre nel 1513 furono ultimati i volti della chiesa4. L’aula fu coperta da tre crociere a sesto ribassato, composte da una doppia camicia di muratura, con costoloni all’estradosso che ne determinano, oltre ad un notevole spessore, un elevato peso. Per contrastarne la spinta furono costruiti quattro robusti archi a sesto ribassato che divisero la chiesa in tre campate.

In quegli stessi anni, iniziò la sua attività di pittore, il giovane Antonio Allegri (1489?-1534), abitante di Borgovecchio e forse confratello di Santa Maria della Misericordia.
In seguito ai nuovi flussi migratori provenienti dalle campagne, la densità del nucleo urbano aumentò notevolmente, costringendo la confraternita a fronteggiare le crescenti richieste di assistenza. A tale scopo fu acquistata nel 1573 la casa di proprietà Zuccardi, prospiciente via Santa Maria e, nel 1575, quella attigua dei Brunorio. La confraternita, aiutata da Giberto XI Da Correggio ed altri illustri esponenti della comunità cittadina, realizzò delle nuove strutture dell’ospedale. In soli due anni fu portato a compimento l’ammodernamento di tutto lo stabile, aumentando il numero delle camere e dei posti letto a disposizione degli esposti e degli ammalati6.
Nel 1585 la confraternita rivendette alla vedova Zuccardi, una parte dell’immobile acquistato dieci anni prima dal marito. Per separare le due proprietà fu deciso di innalzare un muro e di ricostruire parte della copertura dell’ospitale, così da evitare che le acque di sgrondo finissero sulla proprietà confinante7.
Nel 1619 la confraternita decise di rifare il presbiterio e di sistemare il pavimento della chiesa che in più punti era sfondato.
In pochi anni Santa Maria fu arricchita di nuovi altari laterali, frutto di importanti lasciti di devoti e dell’istituzione di ben sei cappellanie di suffragio. Dalle indicazioni contenute nella seicentesca Nota delli altari e nell’inventario dei beni redatto nel 1704 in occasione della visita Picenardi alla chiesa, è possibile ricostruire l’antica disposizione degli altari di Santa Maria.
Partendo dal fondo della chiesa sulla parete di sinistra, il primo altare che si incontrava era quello della Madonna della porta8, seguito da quello del Crocefisso (in seguito dedicato a Sant’Anna), e dal celebre altare di Santa Marta, di proprietà della famiglia Fassi 9. Sulla parte opposta il primo altare, verso il presbiterio, era quello di San Carlo Borromeo (già di San Pietro Martire), seguito da quello di San Giovanni Battista10 e dall’altare delle Sante Lucia ed Agata11.
I lavori di abbellimento dell’oratorio non si limitarono solamente all’interno, ma coinvolsero anche la facciata ed il sotto portico.
Il crescente numero di bambini inviati all’ospitale, costrinse la confraternita ad acquistare nel 1699 un’altra casa, di proprietà del nob. Grillenzoni, posta dietro la sagrestia20 lungo via Borgovecchio. Il complesso dell’Ospitale raggiunse in quegli anni la sua massima espansione.
Negli stessi anni, sul modello della chiesa di San Sebastiano, fu costruita la nuova facciata della chiesa così come ancor oggi la si vede. L’antico portico a colonne di marmo fu sostituito da una più solida struttura in muratura, composta da pilastri quadrangolari e volte a crociera, sormontata da un’ampia cantoria. Dell’antica facciata si salvarono solo il portale ed le murature del sottoportico, mentre della parte superiore non rimase nulla, dovendo far posto al grande archivolto della cantoria. Per l’apparato decorativo è stato scelto l’ordine tuscanico già presente nell’ospitale.
Tra le arcate del portico, trovano ancor oggi posto cinque paracarri di marmo.

Con l’arrivo in città, nella primavera del 1735, di un contingente di truppe francesi alleate dell’esercito estense, la chiesa fu adibita a magazzino, costringendo i confratelli ad allestire una cappella provvisoria al primo piano dell’ospitale, nella Camera delle Congregazioni.
L’occupazione di Santa Maria durò tre anni e causò notevoli danni agli stucchi e alle dorature delle ancone.
Dal 1756 al 1758, tutto il complesso di Santa Maria fu interessato da un nuovo grande intervento di restauro, finalizzato a ridonare funzionalità e “prestigio” alle vecchie strutture. Purtroppo i documenti non ci hanno tramandato il nome del progettista. Parte dell’intervento fu mirato al completamento della facciata della chiesa13.
I lavori iniziarono dal cortile, quindi fu rifatto lo scalone, poi tutti gli ambienti del primo piano, compresa la Camera delle Congregazioni che fu alzata e coperta con una nuova volta a padiglione in muratura, questo per meglio adattarla alla cantoria della chiesa.


Camera della Congregazione prima del crollo di parte della volta a padiglione I lavori di ordinaria manutenzione dei fabbricati sono documentati fino a pochi mesi prima del settembre 1782 quando, per ordine del Duca Ercole III d’Este, la Confraternita di Santa Maria della Misericordia fu soppressa ed i suoi beni incamerati nella Congregazione di Carità. Per oltre un decennio la chiesa di Santa Maria fu ridotta a magazzino e gli annessi locali affittati come residenze private.
Solo nell’ottobre del 1795, grazie all’intervento di un gruppo di devoti, si ottenne il permesso ducale per riaprire al culto dell’edificio14 benché questo avesse subito pesanti danni dalle spogliazioni oltre alla completa demolizione degli antichi altari.
La Pia Unione incaricò l’architetto Filippo Cattania, di dirigere il restauro e già nel mese di novembre si iniziarono i lavori. Come prima cosa fu rifatto il selciato esterno ed interno della chiesa, sostituendo il vecchio pavimento in cotto con un battuto alla veneziana15, poi si iniziò la costruzione dei nuovi altari, ridotti da sette a tre.
In pochi mesi furono completati tutti i lavori interni e la Vigilia di Natale dello stesso anno, l’arciprete Corrado Corradi poté solennemente benedire la chiesa riaperta16.
Per oltre un ventennio la chiesa non subì rilevanti modifiche e si dovette attendere il 1833 per vedere innalzata la nuova torre campanaria, coperta da una cupola in rame dal modenese Reggiani17.
In occasione della proclamazione di Papa Pio IX del dogma dell’Immacolata Concezione (1854), tutto l’apparato decorativo interno ed esterno della chiesa fu rinnovato dal pittore Andrea Capretti, coadiuvato dall’architetto Francesco Forti, al quale fu affidato il ridisegno della facciata settentrionale della chiesa18. L’intervento di Forti comportò la trasformazione del fianco di Santa Maria in forme neogotiche eclettiche: furono rivestite con finte bifore le finestre settecentesche della navata, applicati finti contrafforti e realizzata una “frappa” a finti archetti gotici, come fascia marcapiano del sottotetto.
Il carattere “gotico” del prospetto fu accentuato dalla decorazione geometrica a chiaroscuro realizzata dal Capretti, oggi completamente perduta ad eccezione del sopra arco della sagrestia. Si è, invece, salvato gran parte dell’apparato decorativo da lui realizzato all’interno della chiesa: una decorazione a chiaroscuro dai toni verdi e rosati delle cinquecentesche volte a crociera. Altrettanto interessante è la decorazione delle pareti, incorniciate da fasce geometriche sempre a chiaroscuro ed impreziosite da finte nicchie ospitanti le immagini dei santi titolari degli antichi altari della chiesa.
Il presbiterio risente maggiormente del gusto eclettico: le pareti sono decorate a finto damasco blue e oro, mentre la volta è affrescata con allegorie mariane.
L’archivolto del presbiterio è adornato da due grandi festoni classicheggianti, con foglie d’acanto e di palma intrecciate fra di loro, sormontato al centro da un cartiglio in chiaroscuro, recante un motto mariano. Lo stesso cartiglio è decorato sulla sommità di tutti gl’archivolti della chiesa, sul lato vero la porta, creando un elegante ritmo di ascesi verso l’altare maggiore.
La forte umidità di risalita e i danni provocati dai terremoti del 1996 e del 2000, hanno in più parti rovinato l’apparato decorativo. A seguito di interventi di restauro non filologici, iniziati sul finire degli anni Settanta del secolo scorso e mai portati a termine38, la chiesa di Santa Maria è andata incontro ad un progressivo abbandono, terribilmente aggravato dai recenti sismi che hanno lesionato molte strutture portanti e causato il parziale crollo di alcune parti dell’antico ospitale.

NOTE:

Archivio Memorie Patrie, Biblioteca comunale di Correggio, cartella 86.

  1. Archivio Opere Pie, Biblioteca comunale di Correggio, cartella 46, II registro. Al fine di ricomporre su base documentaria l’evoluzione dei cantieri in Santa Maria e nell’annesso ospedale, risulta preziosa l’opera, rimasta manoscritta, cui è stato attribuito il titolo di “Memoria sulle origini di Santa Maria”, di autore rimasto finora anonimo. Il testo, composto tra il 1765 e il 1770, si basa sulla trascrizione di notizie desunte da registri di carattere amministrativo o da atti notarili, risalenti al XV secolo, ed ancora posseduti nel Settecento dalla confraternita ed oggi andati perduti. È evidente, che pur con tutti i limiti che in sede di analisi storiografica una fonte indiretta comporta, il manoscritto rappresenti oggi la principale traccia per lo studio della confraternita .
  2. Un idea, abbastanza attendibile benché approssimativa, del prospetto cinquecentesco ci è fornita dalla pianta della città di Correggio (1620 circa) conservata presso il Museo Civico. Nella raffigurazione la chiesa mostra il fronte leggermente arretrato rispetto l’attuale e sormontato da un timpano con pennacchi.
  3. Archivio Opere Pie, Biblioteca comunale di Correggio, cartella 46, II registro.
  4. Corrado Corradini, Per una storia delle confraternite laicali a Correggio – inventario dell’archivio di San Sebastiano e di Santa Maria della Misericordia, in Strenna Pio Istituto Artigianelli, Reggio Emilia, 1988, p. 126.
  5. Archivio Opere Pie, Biblioteca comunale di Correggio, cartella 44.
  6. Il documento, conservato presso l’Archivio Storico Diocesano, riporta che il Vicario Generale diede l’ordine al priore di rimuovere e vendere gli altari portatili incassati nella mensa,così da fronteggiare le ingenti spese della confraternita.
  7. Il medesimo altare, a partire dalla fine del XVII secolo, lo si trova indicato col titolo “di San Pietro”. Probabilmente la nuova denominazione fu determinata da una maggiore devozione a l principe degli apostoli (raffigurato nella pala assieme a Santa Marta e ai Santi Leonardo e Maria Maddalena) che però non declassò il culto a Santa Marta, in onore della quale si continuò a celebrare il 29 luglio, giorno della festa, una solenne messa in canto.
  8. La tradizione attribuiva questa pala al figlio del Correggio, Pomponio Allegri.
  9. secondo quanto riferito dal Cafarri, il quadro raffigurante le sante Lucia e Agata e la B.V. Maria, fu dipinto nel 1652 da un figlio del nob. Alberto Guzzoni. Nella visita pastorale del vescovo Ludovico Forni, al quadro risulta aggiunta la figura di San Biagio vescovo e martire.
  10. Archivio Opere Pie, Biblioteca comunale di Correggio, cartella 46, II registro. Francesco Righetti fu priore della Confraternita di Santa Maria della Misericordia dal 1632 al 1640 circa. Durante il suo mandato la confraternita portò a termine i lavori di restauro dell’ospitale di San Bartolomeo a Fazzano, intrapresi dal suo predecessore, il nob. Ubertino Zuccardi.
  11. Archivio Opere Pie, Biblioteca comunale di Correggio, cartella 43.
  12. Archivio Opere Pie, Biblioteca comunale di Correggio, cartella 44.
  13. Archivio Memorie Patrie, Biblioteca comunale di Correggio, cartella 154, Memorie (1794 -1823) di Pietro Vellani, alle date suddette. L’impresa esecutrice dei lavori di ripavimentazione era di proprietà del mastro muratore Luigi Scaltriti, esperto realizzatore di battuti veneziani. La stessa ditta aveva realizzato alcuni anni prima il nuovo pavimento della chiesa di San Francesco. Vista la maestria nel fare il “bitume”, Cattania li incaricherà di realizzare nel 1788 anche quello del Palazzo Comunale.
  14. Archivio Memoria Patrie, Biblioteca comunale di Correggio, cartella 86. In una nota delle spese fatte per la costruzione dei tre nuovi altari, stilata dal presidente della Pia Unione, Francesco Timolini, leggiamo che gli altari furono tutti disegnati da Filippo Cattania e realizzati per la parte muraria dal muratore Pietro Riccò, mentre il decoro a stucco fu opera del correggese Antonio Guidetti detto Picchiotti. La nota è preziosa non solo perché conferma che tutte le maestranze impiegate nei lavori di restauro fossero di provenienza locale, quanto più perché fornisce un elenco puntuale di tutti i materiali occorsi, della quantità impiegata e della provenienza.
  15. Archivio Memoria Patrie, Biblioteca comunale di Correggio, cartella 154, Memorie (1794 -1823) di Pietro Vellani, alle date suddette e Archivio Memoria Patrie, Biblioteca comunale di Correggio, cartella 86. Si tratta di un magnifico organo positivo degli inizi del Seicento, con facciata lignea intagliata a cinque campate. Francesco Timoli, presidente della Pia Unione, lo acquistò da don Pietro Lusuardi, parroco di Bagnolo per la cifra di £ 1033.15 corrispondenti a circa 23 zecchini reggiani. Il Vellani, nella sua cronaca , riporta che fu chiamato ad accordarlo Quirino Asioli, organaro e orologiaio correggese, il quale lo reputò un eccellente strumento. L’organo è oggi conservato nel coro della Basilica di San Quirino.
  16. Cenni storici intorno alla Chiesa e Pia unione di S. Maria della Misericordia, Modena tip. Antonio Angelo Capelli. Opuscolo a stampa edito dalla Pia Unione di Santa Maria della Misericordia nel 1859, a conclusione dei lavori di ristrutturazione del complesso. A pagina 8 è riportato il nome del mastro artigiano autore della cupola in rame del nuovo campanile. Sempre a pagina 8 si dice che dietro perizia dell’architetto Francesco Forti, fu affidata per cottimo la ricostruzione degli ampi tetti del caseggiato al maestro muratore Angelo Diacci.
  17. Autore dell’intervento di restauro, che ottenne l’autorizzazione dell’allora Soprintendente ai Beni Architettoinici e Paesaggistici dell’Emilia Romagna, arch. Germana Aprato, fu l’ing. Bigi Riccardo di Reggio Emilia.



BIBLIOGRAFIA:

  1. QUIRINO BIGI, Notizie di Antonio Allegri, di Antonio Bartolotti suo maestro e di altri Pittori ed artisti correggesi, Correggio 1873.
  2. Antichità corregesche, a cura di G.C. MARCHI-CASTELLINI, Correggio 1881.
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  9. LUCIANO PARMIGGIANI, Mille anni: lo sviluppo urbanistico di Correggio dalle origini agli inizi del XX secolo, (con il contributo del prof. Ugo Bizzarri), Modena 1994.
  10. VALTER PRATISSOLI, I fratelli dalla cappa turchina: la Confraternita di San Sebastiano in Correggio. Edizione della Confraternita di San Sebastiano, Correggio, 1996.
  11. VINCENZO FAGIOLIO, Le confraternite nella missione e nella normativa della Chiesa, Ediziono Enne, 1996.
  12. ANGELO MAZZA, La Madonna con il bambino ed i Santi Francesco e Quirino, in Gli esordi del Correggio, Ministero per i beni e le attività culturali, Soprintendenza per i Beni Artistici e storici di Modena e Reggio Emilia, edizioni Il Bulino, Modena 2000.
  13. SERGIO CIROLDI, I dipinti di Antonio Allegri nella chiesa di Santa Maria della Misericordia a Correggio, in La ricerca storica locale a Correggio, Bilanci e prospettive, Correggio Società di Studi Storici, 2004.
  14. VALTER PRATISSOLI, Materiali per lo studio delle associazioni laicali a Correggio, in La ricerca storica locale a Correggio, Bilanci e prospettive, Correggio Società di Studi Storici, 2004.
  15. "La Madonna di Santa Maria della Misericordia", con testi di LUIGI IOTTI, GIANCARLO GENTILINI, VALTER PRATISSOLI, ANGELO MAZZA, GIULIANA GRAZIOSI. Edizione della Parrocchia dei Santi Quirino e Michele Arcangelo, Correggio, 2004.
  16. ELIO MONDUCCI, Il Correggio, la vita e le opere nelle fonti documentarie, Silvana Editoriale, 2004.
  17. GABRIELE FABBRICI, Correggio tra XV e XVII secolo, cenni di storia urbanistica, estratto del convegno: L’ambizione di essere città. Piccoli, grandi centri nell’Italia Settentrionale, Istituto veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 2004.
 

La costruzione della chiesa e dei locali contigui risale a 700 anni addietro,
nel corso dei quali il fabbricato è stato interessato da molti interventi di modifica, aggiunte di elementi, riparazioni e variazioni agli accessi.

Negli ultimi anni si è attivato concretamente un Comitato per la messa in sicurezza della costruzione, particolarmente danneggiata dagli eventi sismici degli anni 1996 e 2000.